Un bicchiere di vino in fondo al cammino.

Attraversiamo il mare, e siamo già consapevoli, guardando l'Isola che si fa più nitida, della bellezza che ci aspetta. Non siamo soli su questo mare, un gabbiano prende un passaggio, scorbutico e altezzoso sulla chiglia del traghetto. Le case del porto colorano il lungomare come le barchette, grandi o piccole, celesti o rosse dietro il faro verde scuro, unica tinta assente in questo angolo di Mediterraneo. Dentro uno stretto passaggio si apre la scalinata che arrampica tra le terrazze naturali del costone roccioso. Il sole estivo scagiona le essenze della macchia, le salvie, i lentischi, i pini, le mentucce. Inevitabili le fermate per individuare le sorelle dell'arcipelago, i loro lidi, i fari con le vetrate abbagliate dalla luce. Aree con massi megalitici lasciano intravedere antichi antri, abitati dalle pale dei cactus e fichi d'india. Il torrione di Campese saluta l'arrivo e spumeggiante si fa strada anche l'ora del pranzo e del bicchiere di vino dorato. Il ritorno di nuovo arrampica a picco sulle calette e nel mare celestiale.